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SCIENZA, COSCIENZA E CONOSCENZA
Utile è ciò che si conosce perchè o ritorna allo scopo o può essere usato, ma l’insieme delle cose e dei concetti utili fa scienza quando essi si concatenano a spiegare un meccanismo.
Quindi la Scienza è l’insieme di conoscenze che cercano di spiegare i fenomeni.
Il rapporto tra scienza e conoscenza è quindi stretto, anche se non univoco; infatti la conoscenza di un effetto non è associata alla scienza in se ma solo alla Fenomenologia della stessa.
Diventa Scienza non finché è ma quando si sa perché è.
Arare un campo è un concetto nella cui azione è insito il portare all’aria terra nuova, pronta ad accogliere il seme, come nella stanza dei passi perduti; quindi conoscenza è come compitare, scienza è il pensiero che ne deriva, coscienza è nell’uso che di entrambe si fa.
Erigere templi alla virtù,
costruire buie e profonde prigioni al vizio.
conoscenza
L’azione del martello e dello scalpello sulla pietra grezza, preparata dalla mano adulta che già conosce, cioè esperta, crea il mattone, quindi la via della conoscenza è azione.
Di fatto ad ogni mattone, messo uno sull’altro ed unito dalla malta, ci accresce cioè si crea il muro.
I concetti, le idee, i mattoni sono la base della costruzione successiva, cioè della scienza ma sono l’archetipo della scienza.
Scienza (e Triangolo)
Il Tempio, la casa e l’uomo rappresentano la scienza, l’insieme di conoscenze che ha un fine, l’insieme di azioni della fenomenologia.
Se sono azioni, la scienza e la conoscenza sono dinamiche, costrette nel tempo, dai modi e dalla coscienza.
Coscienza
Il nero ed il bianco, il fuoco e l’acqua, il sole e i pianeti sono aspetti della categoria dell’essere, sono frutto dell’azione, cioè della conoscenza, ed orientano il fine della scienza.
Ma se la scienza è asettica, anche la conoscenza è ambivalente e limitata.
Coscienza è giudicare, è quindi critica, libera e dinamica.
La Coscienza è limitante, ma è anche essa limitata; difatti un suo limite è il tempo, altro è il modo, ma pure la conoscenza delle cose, dei fatti o dei caratteri.
Nel tempio non è tanto il “sapere”, quanto il “sapere di sapere”, che costruirà le prigioni al vizio.
Si è quindi posto un limite autonomo, dato dal giudizio su quello che si conosce, o che è o che sarà.
E quindi se la conoscenza è mattone della scienza, quanto si sa va sempre sgrossato sotto coscienza.
La ricerca della verità, il creare la coscienza
potrà essere velata dall’ignoranza,
da alcool, droga o sesso
ma resta un aspetto crudo senza sapienza
di quello che ci resta
e di quello che vorremmo
foss’anche il ciel sempre sereno.
E’ difficile dire le cose che restano o che facciamo restare allo stato larvale, perché coscienza è soltanto:
quello che ognuno di noi vorrebbe che gli altri facessero a lui e lui agli altri.
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