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giovedì 16 ottobre 2008

L’APPRENDISTA

L’APPRENDISTA

Il passaggio dalla condizione profana a quella di apprendista costituisce l’inizio dell’ascesa lungo la scala muratoria.

I sentimenti, le emozioni che agitano il neofita, le impressioni che risente, possono avere caratteristiche diverse. Frequente è un’intensa reazione di sorpresa dinnanzi all’inaspettato, la sensazione di trovarsi in un mondo nuovo e pressoché incomprensibile. Alcuni, sapendo di essere al primo gradino di una piramide, potrebbero invece pensare che il Grado di Apprendista sia una sorta di preludio, e che l’essere riconosciuto e proclamato Apprendista Libero Muratore non differenzi poi molto il nuovo fratello da coloro che sono ancora, e totalmente, nel mondo profano....

Per quelli che avessero una simile idea, cade opportuna una chiarificazione, ed è necessario un “distinguo”.

Sbaglierebbe gravemente chi ritenesse che l’iniziazione massonica abbia fatto di lui un superuomo, e considerasse dall’alto in basso coloro che non l’hanno ricevuta. A un simile neofita - se esistesse, cosa che speriamo non vera - bisognerebbe ricordare che solo un intenso, pervicace lavoro può consentire all’uomo di trasformarsi interiormente, sia pur di poco; e che quando ciò fosse avvenuto, la benevolenza nei riguardi degli altri uomini, e il suo desiderio di aiutarli, aumenterebbero, anziché, diminuire!

Ma un altro errore sarebbe svalutare il significato dell’essere entrati in Massoneria con il “semplice” - tra virgolette - Grado di Apprendista. Nella sua essenza, e virtualmente, l’iniziazione ad Apprendista è una iniziazione integrale, e chi riuscisse - con il duro lavoro in merito al quale gli sono stati dati i primi insegnamenti - a realizzarla completamente, si sarebbe già distaccato in modo netto dalla profanità, e avrebbe totalmente modificato i suoi modi fondamentali di essere e di sentire.

E infatti: a guardar bene, si passa alla condizione profana a quella massonica, nell’iniziazione ad Apprendista, mediante un radicale mutamento (vorrei dire, capovolgimento) di stati e di valori.

Il profano che si appresta a diventare Libero Muratore no ha avuto, per diversi anni, alcun dubbio circa il fatto di... vivere. Conosce la sua vita, e quella di milioni e miliardi di altri esseri umani, come la sola concepibile. Ebbene, una delle prime cose che apprende è che quella non è la vera vita; che la vita in senso massonico è un’altra; e che per entrare in tale vita, così diversa da quella a lui nota, deve “morire”. E gli si chiede, perciò di fare testamento!

Nella condizione profana, si preferisce in genere trovarsi in ambienti spaziosi e bene illuminati. Al profano che vuol diventare Massone viene imposto invece di stare per un certo tempo in uno sgabuzzino assai stretto, e in cui vi è poca luce: dopo di ché, viene addirittura bendato, e così rimane sino al termine delle sue prove, quando gli viene data un’altra luce, quella del Tempio, quella massonica...

Nel mondo profano, il possesso di cose materiali è considerato molto importante, se non addirittura vitale. Al profano, nel Gabinetto di riflessione, vengono tolti i metalli. Ciò non significa soltanto privarlo, sia pure protempore, di ciò che in quel momento possiede, ma altresì che certe scorie - rappresentate appunto dai metalli, ma da intendersì in guisa simbolica - vanno lasciate fuori dal Tempio, quando si partecipa ai Lavori massonici. “Scorie” - le abbiamo chiamate: in altri ambienti potranno essere indicate come peccati, o vizi. Sono comunque elementi profani, che potrebbero, se li portassimo con noi nel Tempio, nuocere sensibilmente ai Lavori.

E che dire dell’ingresso nel Tempio, che si effettua con passi frazionati, ma ben determinati e caratteristici, così diversi dal procedere casuale del profano? E della posizione delle braccia e delle mani? E del segno? Tutte cose che s’imparano all’inizio, come tante altre (ed è l’”inizio”, appunto, del procedere iniziatico), ma il cui approfondimento simbolico sarà effettuato via via, con il lento e metodico operare muratorio.

Accenniamo ancora al “sapere” profano. Qualche volta, il neofita è quello che comunemente viene definito “pozzo di scienza”. Ma tutta la sua “scienza” non gli avvale, allorchè viene interrogato su nozioni non più profane, delle quali nulla ancora gli è dato veramente di “sapere”. Ed eccolo, il “pozzo di scienza”, costretto ad ammettere che quale apprendista, “non sa nè leggere nè scrivere, sa solo compitare”...

Si potrebbe continuare con altri riferimenti, con altre contrapposizioni. Tuttavia, anche solo da quanto si è detto appare chiaro che la condizione di Massone, sin dal Grado di Apprendista, differisce da quella del profano - sia pur virtualmente - come il giorno dalla notte. L’apprendista potrebbe considerarsi già dunque, simbolicamente, un rinato - anche se neo-nato; un uomo che ha operato una radicale trasmutazione di valori, che ha situato l’alto al posto del basso e viceversa, che si è “svegliato” rispetto a una condizione umana che è stata qualche volta paragonata al sonno. Coloro che conoscono i Tarocchi potrebbero evocare mentalmente, a questo punto, il sorridente “impiccato a testa in giù” del Dodicesimo Arcano Maggiore, e pensare che quella è la situazione interiore, proposta a chi passi dal mondo profano a quello iniziatico...

 

 

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