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sabato 1 novembre 2008

L’AMICIZIA

L’AMICIZIA

Molto si è detto e scritto sull’amicizia ed ogni persona ne dà una propria interpretazione.

Per parlare dell’amicizia e di cosa è o dovrebbe essere, vorrei rifarmi alla scuola filosofica di Crotone il cui maestro era Pitagora.

Pitagora dice che il rapporto tra amici non può essere fondato sulla imitazione etica tra uomo e questa affermazione non fa altro che incentrare tutta la dinamica dell’amicizia nel senso della elezione esoterica, come unione fra uomini ed in relazione a questo l’amicizia potrebbe addirittura essere propedeutica come preparazione alla filosofia ed alla sapienza:

Non adirarsi con l’amico” dice Pitagora, è un consiglio che può essere capito soltanto vivendo l’amicizia, il che significa poi realizzare la conoscenza del rapporto, intimamente, nella sua essenzialità.

Il pensiero di Pitagora si incentra e si incontra nell’intimità del rapporto amicale che supera e a mio avviso trascende ogni altra relazione meramente sociale e profana.

Imitare l’amico nel parlare calmo celebra l’amicizia della parola; imitare l’amico nelle azioni utili evoca l’amicizia nell’onestà dei comportamenti; sollevare l’amico dall’ira esalta l’amicizia della reciproca tolleranza.

L’amicizia aggiunge Pitagora è una virtù, poiché senza virtù non vi può essere amicizia.

Il cemento del vincolo dell’amicizia è la stima, l’affetto, il condividere determinati valori, la propensione più a dare che a chiedere.

I Liberi Muratori celebrano la fratellanza, ma a mio avviso questa tematica non può prescindere dalla intima connessione all’antica tematica: quella dell’amicizia.

Sul piano istituzionale, nella tradizione e per tradizione, tutti i Liberi Muratori si chiamano fratelli e sono fratelli astrattamente e direi istituzionalmente per forza stessa dell’iniziazione.

Un Libero Muratore ogni volta che incontrerà, in ogni luogo del mondo un altro libero muratore, fuori o nel Tempio Massonico, riconoscerà in Lui istituzionalmente un Fratello.

Sul piano generale il discorso è semplice. C’è un’istituzione, c’è un vincolo iniziatici.

Diverso è il problema, quando dal piano generale ed istituzionale, si passa all’altro campo, al campo del gruppo di fratelli che operano nella loro officina.

Anche nell’Officina il vincolo fraterno è presente, ma è solo un labili supporto che va integrato in un rapporto più profondo, più intimo, più stretto che diventi premessa per un’aggregazione solida.

E’ evidente che nell’ambito d’una Officina al rapporto istituzionale della fratellanza, si innesta anche la relazione che viene a realizzare un numero ristretto di uomini per il lavoro e l’opera che essi devono e sentono di svolgere in una sorta di totale identità di legami, di sentimenti, di aspirazioni.

Ciascun gruppo costituisce una catena, che a sua volta diventa anello che si inserisce in una catena più ampia, in cui gli uomini operanti nella piccola comunità sono e devono restare uniti.

Ne consegue che gli uomini del gruppo devono vivere e operare in perfetta sintonia e sulla stessa lunghezza d’onda della reciproca comprensione e tolleranza: ecco perché la vita di gruppo è chiamata in gergo Massonico catena di unione, proprio perché costituisce un autentico circuito che si manifesta in un vincolo di assoluta, intima amicizia.

Il discorsi etico e di comportamento sull’amicizia va oltre il rapporto profano.

Se tra gli uomini d’una Officina non si raggiunge un’autentica, leale intimità di rapporti, mai potrà realizzarsi il superiore spirito di fratellanza muratoria, spirito che sia costruttivo e fondamento della simbolica catena di unione.

Su queste premesse vorrei concludere che un gruppo di fratelli liberi muratori devono essere innanzi tutto un gruppo d’amici ognuno dei quali pratica la propria vita simile a quella di altri fratelli, omogenea, congeniale, autentica scelta del proprio lavoro.

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