vita,giovanni, feliziani,diario,giornale,riflessioni,emozioni,tutto il quotidiano, infortuni,denunce, Giovanni Feliziani,

domenica 22 febbraio 2009

La Mistificazione di Leo Taxil

clip_image002

La bomba è scoppiata.

Nel campo clericale ne sono esterrefatti capi e gregari: Leo Taxil, dopo 12 anni di attacchi, di calunnie, di vituperi, di invenzioni infami, grottesche, ridicole, oscene, contro la Massoneria, ha dichiarato pubblicamente, che i suoi libri, gli articoli, i discorsi, le conferenze, il satanismo, il palladismo, Miss Vaughan, le lettere di Alberto Pike, la elezione di Adriano Lemmi a Sommo Pontefice della Massoneria luciferiana e tutto ciò che era uscito dalla sua vulcanica fantasia di riti laidi e diabolici non costituiva che una colossale mistificazione per trarre in inganno l’ingenuo gregge clericalesco e per ridere della sua supina imbecillità.


Dopo un po’ di tempo, anche le menti più ottuse avrebbero dovuto accorgersi che Leo Taxil non era e non poteva essere che un ciurmadore: ma l’odio contro la Massoneria faceva credere a tutto: i furbi dubitarono, ma imbevuti della infame massima gesuitica che la calunnia, anche più impudente e sfacciata, lascia sempre qualche traccia di sè, assistevano imperterriti e, in apparenza, creduli e inorriditi, al dilagare delle mostruose invenzioni, ed encomiavano ed onoravano e benedicevano ed arricchivano il camerata calunniatore.


Dicemmo “in apparenza creduli ed inorriditi”, perché chi abbia un po’ di cervello, non potrà mai credere che clericali colti ed esperti delle cose del mondo, gesuiti abilissimi, dotti nella storia e nei riti della Massoneria e Monsignori e Prelati e Vescovi ed Arcivescovi e Cardinali e lo stesso Papa Leone potessero prestar fede alla esistenza dei misteri palladici, alle evocazioni sataniche, alla infame costumanza del Pastos, alle firme apposte in contratti scellerati da Lucifero e dai diavoli Asmodeo, Bitrù, Azazele, e tanti altri, quanti la fantasia di Milton non seppe inventare.


Per le povere beghine ed i facili credenzoni deve essere oggi inevitabile una riflessione molto angosciosa: il Papa è infallibile; come ha creduto egli a questo furfante matricolato?

Di qui non si esce: o lo Spirito Santo ha ingannato il Papa, o il Papa ha ingannato i credenti: per cavarsela da questi corni del dilemma non c’ è che un pertugio: ed è aperto dal dubbio che l’infallibilità pontificia non sia anch’essa che una trovata ad uso Taxil.


La Massoneria, fino dai primordi della guerra banditale dal Taxil, affermò che egli era un turpe e sfrontato impostore; ma il clericalismo universale gridava la croce addosso ai Massoni, affermando che essi strillavano, imprecavano, si agitavano, si contorcevano perché, scoperti e denudati, bollati a fuoco sulle carni vive, dovevano mostrare in pubblico le loro piaghe, le loro magagne e le loro turpitudini; e quando il Vescovo di Charleston correva a Roma protestando, il buon’uomo, che i Massoni, dei quali egli conosceva in gran numero i capi più autorevoli, erano gente dabbene, che il Palladismo era, senza dubbio, una spudorata invenzione, si rimandava dal Vaticano alla sua Diocesi con la consegna del silenzio; con la stessa consegna si rinviava il Vescovo di Gibilterra, accorso anch’egli a Roma per attestare che neanche esistevano le famose caverne, dalle quali la immaginazione del Taxil faceva uscire le coorti infernali a convegno coi Massoni palladici.

Non si voleva riconoscere la verita!


Quando apparve sulla scena della denigrazione la famosa pulcella scampata per miracolo agli infami abbracciamenti e al culto di Satana, qual grido di gioia non si levò dal campo dei clericali?

Giuditta, Ester, Deborn, Giaele, Giovanna d’Arco, Carlotta Corday non contavano più nulla: Miss Diana Vaughan era sola sulle bocche di tutti: per poco avesse durato la commedia, l’avrebbero beatificata e consacrala agli altari.


Ed oggi cantano su tutti i toni che il Taxil è un arnese massonico, che le sue invenzioni furono pensate, elaborate nei conciliaboli della Massoneria per dare un fiero colpo al cattolicismo.


Imbroglioni e furfanti!


Che la stampa clericale avrebbe assunto prima o dopo cosiffatta attitudine, noi già prevedemmo: “mettiamo pegno - scrivemmo - che non passerà molto tempo, e qualcheduno dei periodici clericali insinuerà che la conversione di Leo Taxil al clericalismo non fu che una finta a lui imposta dalla tenebrosa satanica congrega dei Frammassoni”.

Non fummo profeti che a mezzo, perché dopo la conferenza nel salone della Società Geograflca di Parigi, non una voce soltanto, ma a coro pieno gli organi del partito clericale affermano la connivenza del Taxil colla Massoneria.

E non si accorgono, non diciamo che la loro nuova calunnia è sostanzialmente assurda - di questo ben si accorgono i furbi - ma che, anche nelle apparenze, la calunnia stessa è assolutamente incredibile.

Infatti, chi prestò fede al Taxil?

Non certo i Massoni che, in tutte le loro Riviste lo dichiararono subito spergiuro e impostore, ma i clericali che dalle stesse smentite della stampa massonica traevano argomento per accreditare le accuse, per quanto strane e orribili, del rinnegato: se essi non avessero incoraggiato in ogni modo con esortazioni, con applausi e con molti danari, l’opera del ciurmadore, a che sarebbe egli riuscito?

Chi rese dunque possibile questa campagna, più lunga dell’assedio di Troja, contro la Massoneria, e che ora si converte in una piramidale canzonatura contro il clericalismo?

 La imbecillità della grande massa e la perfidia dello stato maggiore dei clericali.


E c’è invero da divertirsi leggendo in questi giorni i diversi organi della stampa Clericalesca, l’Unità Cattolica, la Voce della Verità, l’Osservatore Romano alla capitale, e poi gli organetti che da quelli prendono la imbeccata nelle provincie: non si rassegnano ad essere vittime di una così audace e lunga e disastrosa mistificazione; e gridano che se i massoni non fossero stati d’accordo con Leo Taxil avrebbero, almeno i più noti e i più direttamente attaccati da lui, sporto querela di diffamazione.

L’argomento non regge perché, prima di tutto, uomini seri non si querelano quando un imbroglione matricolato afferma che essi hanno commercio col diavolo e che pongono con Satana, con Asmodeo, con Bitrù la loro firrna sugli stessi contratti: se i vescovi e i cardinali vogliono diventare ridicoli, facciano il comodo loro, ma non pretendano che diventino ugualmente ridicoli i capi della Massoneria: poi, dimostrato anche che alcune affermazioni erano false, non rimaneva forse tutta la macchina montata contro la collettività massonica?

Bisognava che la Massoneria avesse potuto querelarsi; ma essa, è scritto anche sui boccali di Montelupo, non avendo personaità giuridica, non può accedere ai Tribunali.


Possono invece accedervi, e farebbero bene accedendovi, tutti coloro che, mistificati, imbrogliati, turlupinati, mandarono danari a josa a Miss Diana Vaughan e al famoso imbroglione.

Si dice che in alcuni questa intenzione ci sia per davvero: tanto meglio, diremo anche noi col Peuple Français: così tutti coloro che comperarono i libri e le pubblicazioni di Miss Vaughan, accettando per veri i documenti falsificati od inventati di sana pianta, potrebbero
prendersi una tremenda rivincita; il furfante sarebbe punito, e quella immondezza che ebbbe nome Leo Taxil sarebbe spazzata per sempre dal cammino dei galantuomini.


Queste son frasi del Peuple Français: ma esse però non distruggono il fatto che questa immondezza venne tenuta in casa e abbiano, per 12 anni, covata amorosamente, perché imputridisse e germinasse laidezze nuove, i corifei del clericalismo mondiale.


Monsignor Fava, vescovo di Grenoble, rodomonte indiavolato nella guerra contro la Massoneria, che in Leo Taxil vide e proclamò per 12 anni un fratello di fede, un campiono invitto, scrive nella Semaine religieuse e recita con cristiana contrizione il suo confiteor:

Da dodici anni Jogand, detto Leo Taxil, si è fatto beffe un po’ di tutti e se ne vanta.

Si è fatto beffe della polizia, di Marsiglia, inventando una storia di pescicani; si è fatto beffe delle socielà scientifiche, inventando una città lacustre sotto il lago di Ginevra; si è fatto beffe dei frammassoni facendo credere in un’altra Massoneria di cui non si sospettava l’esistenza; infine si è fatto beffe dei cattolici e del clero, simulando personalmente una conversione falsa e sacrilega, e inventando la conversione di una pretesa Diana Vaughan.

La fine di questa mistificazione è un sollievo per la coscienza pubblica.

Sì, Eminenza; la fine di questa ciurmeria solleva la coscienza degli uomini dabbene, non quella di coloro che seguono la parti vostre, i quali avrebbero invece voluto - è inutile che lo dissimuliate con pretina disinvoltura - che la mistificazione continuasse finché l’odio delle masse incoscienti, raccolto e rinfocolato contro la Massoneria, scoppiasse in ribellione aperta e violentissima e distruggesse, con le Logge Massoniche e coi massoni, tutta l’opera che essi hanno fatto da secoli, per smascherare non meno nocive imposture, non meno stupide superstizioni. Ma se la biscia si è rivoltata al ciarlatano, che cosa possiamo far noi?

 Pensi il ciarlatano a curarsi la propria ferita.


L’abate Gamier, che assisteva scandalizzato, esterrefatto, inorridito alla conferenza dell’impostore, accennò, in un impeto di collera, ad un modo spiccio per vendicarsi della burla immane giuocata a lui ed ai suoi compari: accusò Leo Taxil di aver deposto il falso nel famoso processo Morés dinanzi alla Corte d?Assise: dia corso il violento abate alla sua minaccia; ha indugiato anche troppo: un uomo onesto, che ha la coscienza di un reato gravissimo, come quello che l’abate Gamier attribuisce al Taxil, non lo cela perché il reo milita nelle file del suo partito e lo denunzia sol quando il reo stesso fa giuoco profittevole agli avversari: questo ragionamento può non piacere all’iracondo abate Gamier, ma deriva, dritto come un sillogismo, dal codice dei galantuomini.


Ora i portavoce dei clericali si affannano per dimostrare che Leo Taxil non ebbe mai quegli incoraggiamenti dai più alti papaveri del partito e del Vaticano, dei quali egli si vanta e mena, sghignazzando, tanto rumore: ma è molto difficile che diano a bere anche questa, perché la conversazione col Papa, le lettere del suo segretario e quelle del cardinale Parrocchi non sono smentite, esse furono pubblicate da tutti i giornali: sono là a disposizione di chi voglia esaminarle e confrontarle: non sono come le firme di Bitrù - quelle non potevano controllarsi perché, che noi sappiamo, nessuno conobbe mai la calligrafia del demonio!


Ad ogni modo se la levino i clericali: noi constatiamo che la commedia, lunga e astutamente intessuta, ha già avuto uno scioglimento che soltanto dal tempo e da un ritorno della coscienza delle masse clericali ad un esatto apprezzamento, degli uomini e delle cose potevamo aspettarci.


La Massoneria, durante questi dodici anni di lotta, non ha sofferto nessuna interna perturbazione: ci fu chi sentì la necessità di affermare solennemente che l’Universale Pontificato Palladico non esisteva e che ogni Grande Oriente Nazionale era perfettamente autonomo entro i limiti tracciati dai principi dell’Ordine: ma la compagine massonica non si scosse: quindi i clericali, da questa campagna del Taxil, per cui negli animi loro si accesero tante speranze, non hanno raccolto che danno ed umiliazione.


E poiché tanto diffusi furono i libri del Taxil, gli scritti dei suoi compari e così largamente riprodotte e commentate le pretese rivelazioni di Miss Diana Vaughan, crediamo nostro dovere di pubblicare il testo preciso della conferenza del mistificatore, raccomandando alle Logge ed ai Fratelli di dare ad essa la maggiore possibile diffusione. Se molti ne rideranno, non la colpa, non il merito saranno nostri; ma di coloro che per dodici anni aiutarono l’impudente commediografo, lo sfacciato istrione, di consigli, di conforti, di plausi, di benedizioni e di biglietti di Banca.


E così, Messeri del Congresso antimassonico tridentino, così passa e svanisce la gloria del mondo! Così i gesuiti hanno, a loro spese, imparato che quando il loro diavolo nasceva, quello del Taxil stava ritto alla panca! - e li ha
canzonati a dovere!

 

 

 

Nessun commento:

Lettori fissi